12.04.2016

E' stata presentata la settimana scorsa a Roma la “Strategia per l’attività fisica OMS per l’Europa”

L’Oms raccomanda ad adulti e anziani di praticare almeno 150 minuti a settimana di attività fisica aerobica e raccomanda a bambini e giovani di praticare almeno 60 minuti al giorno di attività fisica da moderata a intensa
ingo admin

Uisp-Unione Italiana Sport Per tutti ha organizzato il giorno 6 aprile presso la Camera dei Deputati a Roma il convegno nazionale “Per una salute da costruire insieme”. Il convegno è stata l’occasione per presentare l’edizione italiana della “Strategia per l’attività fisica OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità 2016-2020” per l’Europa, la cui edizione e traduzione è stata curata, su concessione, dall’Uisp: l’inattività è responsabile di un milione di decessi l’anno in tutto il continente e l’uso della bicicletta nelle grandi città creerebbe 76.000 posti di lavoro.

Questi sono soltanto due dei dati che emergono dal documento che si sofferma anche su consigli specifici: “l’OMS raccomanda agli adulti, anziani compresi, di praticare almeno 150 minuti a settimana di attività fisica di tipo aerobico a in­tensità moderata. Le raccomandazioni attuali insistono sui benefici per la salute di un’attività a intensità moderata e sul fatto che i livelli consigliati possono essere accumulati esercitandosi per intervalli re­lativamente brevi di tempo. Bambini e giovani dovrebbero praticare un totale di almeno 60 minuti al giorno di attività fisica, da moderata a intensa”.

Dal convegno è emersa la necessità di politiche pubbliche integrate per salute, urbanistica, ambiente e sport: in questo modo si può cambiare il volto delle città e lo stile di vita delle persone. Lo hanno chiesto Regioni, Comuni, Asl e terzo settore: "Promuovere la buona salute per tutti e per tutte le fasce di età attraverso la cultura del movimento, secondo le abilità di ciascuno, è l’obiettivo a cui la Uisp guarda da sempre nel coniugare attività fisica, educazione, ambiente, benessere e diritti di cittadinanza - dice Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp - le strategie dell'OMS che abbiamo presentato oggi ci incoraggiano in questo senso e ci confermano che l’impegno dell'Uisp è efficace: puntare su movimento, salute e stili di vita attivi. Chiediamo politiche pubbliche integrate e orientate a questi obiettivi".

Quali sono gli obiettivi dell’OMS? “Ottenere una riduzione relativa del 10% della prevalenza dell’insufficiente attività fisica entro il 2025 costituisce uno dei nove obiettivi a livello mondia­le – scrive l’OMS - Inoltre, aumentare i livelli di attività fisica è un fattore importante per il raggiungimento di altri tre obiettivi mondiali:

1.ottenere una riduzione relativa del 25% della mortalità preco­ce dovuta a malattie cardiovascolari, tumori, diabete o malattie respiratorie croniche;

2. ottenere una riduzione relativa del 25% della prevalenza dell’ipertensione, oppure, a seconda della situazione naziona­le, contenere la prevalenza dell’ipertensione;

3. fermare l’aumento del diabete e dell’obesità”.

L’inattività fisica, denuncia l’OMS “è divenuta tra i principali fat­tori di rischio per la salute: in Europa l’inatti­vità è ritenuta responsabile ogni anno di un milione di decessi (il 10% circa del totale) e di 8,3 milioni di anni persi al netto della disabilità [Disability-adjusted life years, DALY]. Si stima che all’inattività fisi­ca siano imputabili il 5% delle affezioni coronariche, il 7% dei diabeti di tipo 2, il 9% dei tumori al seno e il 10% dei tumori del colon. Inoltre, molti paesi della regione hanno visto le percentuali relative al numero di persone sovrappeso e obese aumentare negli ultimi decen­ni. I dati sono allarmanti: in 46 paesi (l’87% della Regione), oltre la metà degli adulti sono sovrappeso od obesi, ed in diversi casi si arriva a sfiorare il 70% della popolazione adulta”.

Quali sono i costi collettivi di questa inattività? “A livello collettivo, l’inattivi­tà non solo ha un pesante impatto negativo in forma di costi diretti per il sistema sanitario, ma ha anche un elevato costo indiretto in termini di aumento dei congedi per malattia, delle inabilità al lavoro e delle morti precoci. Si calcola che per una popolazione di dieci milioni di persone per metà insufficientemente attive, il costo dell’inattività sia di 910 milioni di euro l’anno”.

Qual è la situazione tra i giovani? “L’aumento della sedentarietà di bambini e ado­lescenti desta allarme. Solo il 34% degli adolescenti europei di età compresa tra 13 e 15 anni è fisicamente attivo ai livelli consigliati dal­le presenti linee guida. Ciò contribuisce all’aumento dei bambini sovrappeso ed obesi in Europa, soprattutto tra le fasce socioeconomi­che più deboli”. I dati raccolti dalla «Childhood Obesity Surveillance Initiative» [COSI, l’iniziativa di monitoraggio dell’obesità infantile] condotta in Europa dall’OMS dimostrano che, in alcuni paesi, quasi il 50% dei bambini di otto anni di età sono sovrappeso e oltre il 25% è obeso.

In quasi tutti i paesi europei, i livelli di attività fisica prati­cata iniziano a calare significativamente tra gli undici e i quindici anni di età, soprattutto tra le ragazze (in tutti i paesi della Regione euro­pea dell’OMS che hanno partecipato allo studio «Health Behaviour in School-aged Children» [Comportamento in materia di salute dei bam­bini e ragazzi in età scolare], l’86% delle ragazze di quindici anni sono risultate fisicamente inattive). Le ricerche evidenziano inoltre come le persone adulte e anziane provenienti da contesti svantaggiati, nonché talune minoranze etniche, sono fisicamente meno attive e più difficili da raggiungere attraverso iniziative di promozione dell’attività fisi­ca. Le persone disabili costituiscono un altro gruppo particolarmente vulnerabile e ad alto rischio di contrarre problemi di salute imputabili”.

Quali potrebbero essere i vantaggi della riduzione dell’inattività fisica in Europa? “Benefici sostanziali per la salute della popolazione, nonché in altre sfe­re. Si calcola che l’aspettativa di vita di media nella Regione europea aumenterebbe di 0,63 anni se si ponesse fine all’inattività fisica. L’ambiente, la qualità della vita delle singole persone, la partecipa­zione e la resilienza sociale delle comunità ne trarrebbero vantaggio”.

Come? L’OMS avanza alcune proposte: “Andare di più a piedi o in bicicletta significherebbe ridurre le emissio­ni di gas serra, l’inquinamento atmosferico, quello acustico e il con­gestionamento del traffico. Inoltre, più attività fisica significherebbe maggiori opportunità economiche per tutta una serie di settori, come l’industria, i trasporti, i servizi sanitari, lo sport e il turismo. Un esem­pio che ben illustra l’impatto potenziale di tutto ciò è offerto da un’a­nalisi comparata di 56 grandi città europee e nordamericane, secondo cui sarebbero oltre 76.000 i posti di lavoro che potrebbero essere creati in queste città se solo esse portassero l’uso della bicicletta agli stessi livelli di Copenaghen, in Danimarca. Resta inteso che gli Stati membri dovranno adattare le misure alle specificità del proprio conte­sto nazionale”.

Nel documento OMS vengono presentati alcuni principi guida:

1. affrontare il calo sempre più consistente dei livelli di attività fisica e ridurre le attività;

2. promuovere un approccio che tenga conto di tutte le fasi della vita;

3. dare maggior potere alle persone e alle comunità tramite la partecipazione e la realizzazione di ambienti più salutari;

4. promuovere approcci integrati, multisettoriali e orientati alla partnership;

5. assicurare l’adattabilità al contesto dei programmi (interventi) in materia di attività fisica;

6.usare strategie fondate su riscontri fattuali per promuovere l’attività fisica e monitorare lo stato di attuazione e l’impatto delle misure.

La seconda parte del documento è dedicata agli ambiti prioritari, obiettivi e strumenti di intervento, a partire dalla necessità  “di elaborare o ampliare, in base al contesto nazionale, strategie e piani di azione per la promozione dell’attività fisica”.  Tra le strade da esplorare a livello di politiche go­vernative, vengono citati, ad esempio “gli interventi di pianificazione a livello urbana nonché di edifici scolastici, ambienti di lavoro, modalità di tra­sporto e spazi per il tempo libero; gli incentivi fiscali per incoraggiare l’attività fisica o scoraggiare i comportamenti sedentari; il finanzia­mento di interventi di promozione dell’attività fisica in diversi settori e per differenti gruppi di popolazione; il coordinamento delle politiche tra i diversi rami e livelli di governo, nonché il coordinamento tra pub­blica amministrazione, società civile e settore privato; la sensibiliz­zazione dei singoli individui e delle realtà organizzate circa i livelli di attività fisica consigliati nonché il ricorso a strumenti adeguati per promuovere l’esercizio fisico”.

Un particolare richiamo viene dedicato alla necessità di lavorare insieme: “Gli Stati membri dovrebbero promuovere alleanze tra la pub­blica amministrazione, i media, le organizzazioni della società civile e altre parti interessate, come le organizzazioni per la salute pubblica e lo sport e altri ancora, al fine di promuovere l’attività fisica salutare lungo l’intero arco della vita”.

La ministro della Salute Beatrice Lorenzin commenta l'edizione italiana della “Strategia sull’attività fisica per la Regione Europa dell’OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità 2016-2025", presentata oggi a Roma dall'Uisp. "L’Uisp ha realizzato questa bella pubblicazione sulla strategia dell’Oms sull’attività fisica: è inutile continuare a dirlo, ora bisogna veramente farlo. Lo sport e l’attività fisica fanno parte di una strategia per stare bene e a lungo e soprattutto non ammalarsi. Gli stili di vita sono l’obiettivo di un ministero della salute in un paese moderno e avanzato come l’Italia: mangiare in maniera sana, avere comportamenti corretti e una corretta attività fisica permettono di non ammalarsi e di vivere a lungo. Ma gli stili di vita cominciano fin dalla gestazione, la prevenzione consiste anche nel prevenire l’obesità nei bambini e nei fanciulli. In tutte queste azioni che possiamo mettere in campo nella nostra vita, da quando siamo bambini a quando diventiamo anziani, l’attività fisica deve far parte delle nostre abitudini e comportamenti. Oltre alla fantastica capacità educativa e formativa dello sport nella vita dei giovani, educarci a lottare per i nostri obiettivi, a lavorare in squadra, a rispettare l’altro, a riconoscere la fatica, che sono insegnamenti che restano per tutto il corso della nostra vita, fare sport e attività fisica significa anche divertirsi in modo sano, trovare amici, avere quindi una vita più completa e anche migliore. Per questo credo che queste sono strategie per chi come noi fa politica e per chi deve fare iniziative sui territori, una splendida iniziativa ma che, come sempre, si deve accompagnare a una grande campagna di comunicazione che noi vogliamo e dobbiamo fare”.

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