Un interessante indagine realizzata lo scorso mese di luglio da Sport e Salute in collaborazione con SWG ha fatto luce sugli impatti dell’emergenza sanitaria Covid 19, durante e dopo il lockdown, sia sull’attività fisica e sugli stili di vita degli italiani che sulla modalità di offerta dei servizi da parte delle organizzazioni sportive e sulle loro prospettive future.
Il campione dell’indagine su base nazionale è stato di 2000 cittadini tra i 16 e i 90 anni e 2546 organizzazioni sportive suddivise per forme giuridiche, storicità , dimensioni organizzative e base degli iscritti. Oltre alla valutazione dell’attività svolta durante il lockdown e a seguito della ripresa ufficiale delle attività dal 25 maggio, la ricerca ha monitorato anche le aspettative in merito alla ripresa dal 1 ottobre.
Ne emerge un quadro cautamente ottimistico sul futuro, con un 53% dei cittadini mediamente ottimista ma con una maggiore incertezza sulla ripresa da parte delle organizzazioni sportive tra cui solo il  41% degli intervistati ha una visione più confortante.
Il lockdown ha impedito  lo svolgimento dell’attività  in loco all’interno dei centri sportivi e delle palestre che hanno dovuto utilizzare sistemi digitali di connessione per dare continuità all’ attività degli  iscritti: il  90% delle strutture li ha utilizzati, sia propri canali che appoggiandosi a servizi di video conferenza, e di questi  il  69%  li ha offerti in forma gratuita sia per gli iscritti che anche ai non iscritti. Dal 25 maggio invece sono calate al 46% le organizzazioni che  li ha predisposti e dal primo ottobre si prevede ancora un calo   : li prevede il 44% delle strutture con una crescita però dell’offerta a pagamento , dal 10 al 37%.
Per quanto riguarda le attività in loco che dal 25 maggio aveva visto riaprire, almeno in parte, il 73% delle strutture sportive (con solo però il 7% che garantiva la ripresa a pieno regime), dal 1 ottobre si prevede che quasi la totalità delle strutture intervistate riprenderà , almeno in parte, l’attività anche se solo poco più della metà prevede di poter garantire l’apertura totale. Un 10% delle organizzazioni, soprattutto al Sud, con un piccolo bacino di iscritti e che non hanno finora attuato nessun servizio online dichiara difficoltà nella riapertura.
La ricerca ha poi individuato quali siano i freni alla ripresa .In generale il 56% degli intervistati adduce le difficoltà di ripresa alla riduzione dei ricavi, il 50% all’applicazione delle disposizioni di sanificazione e distanziamento imposte dalla prevenzione, il 46% alla difficoltà di mantenere un equilibrio economico finanziario anche per via dell’aumento dei costi, confermato dal 45% del campione mentre un 25% sostiene di aver timore di una diffusione virale.
Dalla parte dei cittadini invece la non decisione di riprendere le iscrizioni alle strutture sportive dipende per il 36% dalla preferenza per gli allenamenti all’aperto o, per il 22% da casa,  per il 26% dalla paura del contagio (tra l’altro molto più alta tra i 16-25 enni) mentre un 19% dichiara che avrà difficoltà economiche che gli impediranno di iscriversi.
Come immaginano quindi  il loro futuro le organizzazioni sportive? La strada più indicata per poter  proseguire  riguarda la formazione e gli investimenti sia in ambito sia gestionale che digitale. E’ diffusa la volontà di  rafforzamento di competenze strategiche  per le strutture e di consulenze. Una delle prime voci riguarda la di bandi e finanziamenti:  Il 63% delle strutture dichiara infatti che avrà necessità  di consulenti per accedere ai bandi pubblici e ai finanziamenti  piuttosto che , per il  55% del campione, di un percorso di formazione per gli stessi motivi. La formazione è considerata importate  anche negli ambiti legali e fiscali (34%), digitali (33%), contabili e fiscali (30%).
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