Qualche minuto dopo il triplice fischio dell’arbitro Arturo Yamasaki, un giornalista scrupoloso come Giorgio Lago andò a chiedere conferma a Gianni Rivera se il gol definitivo del 4-3 lo avesse segnato di sinistro. L’emozione del momento aveva colto impreparato uno dei migliori giornalisti sportivi di quella generazione. Ancora più sorprendente però è la risposta del fuoriclasse azzurro: “Sì, certo, di sinistro”. Si erano sbagliati entrambi. Quel gol, visto decine e decine di volte (non solo) in televisione, smise subito di essere reale per trasformarsi in una specie di apparizione. Teatro, cinema, università, letteratura, fumetto, televisione, musica… la rete di Rivera è diventata, e per estensione tutta Italia-Germania 4-3, tante di quelle cose che a un certo punto sono stati trascurati i veri protagonisti dell’evento. Partendo dalla vigilia del match Roberto Brambilla e Alberto Facchinetti raccontano nel libro Quattro a Tre l’intreccio di storie sviluppatesi in quei 120 minuti tra personaggi italiani, tedeschi e messicani. Perché a fare la Storia il 17 giugno 1970 all’Azteca, stadio inaugurato quattro anni prima in vista delle Olimpiadi messicane, sono stati degli uomini e un pallone. Di seguito l'intervista agli autori.
Come è nata l’idea originale per raccontare ancora la famosa partita e quale obiettivo vi siete posti durante la stesura di questo libro?
«L'idea è stata di Alberto che me l'ha proposta a fine giugno 2019. Il progetto era quello, in occasione dei 50 anni di Italia-Germania, un anniversario troppo importante per non scriverne, di raccontare quello che successe immediatamente prima, dopo ma soprattutto durante quei 120' all'“Azteca”. Il nostro obiettivo era concentrarsi sul campo, sulla partita, perché Italia-Germania è diventato un mito e un evento culturale e sociale, ma è stata soprattutto un emozionante match di calcio».
Perché secondo voi questa partita è così celebrata? In fin dei conti poteva rimanere una semi finale come tante…
«La partita è stata così celebrata per le emozioni che ha dato in quegli incredibili tempi supplementari (durante i 90' invece fu un incontro piuttosto noioso), per i campioni che ne sono stati protagonisti, da Beckenbauer a Rivera, passando per Rivera, Seeler, Facchetti, Overath... E poi perché in fondo quel 4-3 è la spiegazione di perché si ama il calcio: fino alla fine non si sa mai come va a finire e un piccolo episodio, per esempio il gol di Schnellinger, può cambiare tutto. Infine c'è l'impatto sociale e culturale. Per la prima volta due Paesi si fermano, di notte, per il calcio».
Quali sono gli aspetti più stravaganti e particolari degli uomini protagonisti del libro?
«Le storie che abbiamo inserito in “Quattro a Tre” sono tante e molte di loro sono particolari. Il percorso di vita dell'arbitro Arturo Yamasaki, la storia del braccio al collo di Beckenbauer, la figura di Gigi Riva presentato come risposta europea a Pelè, Boninsegna da convocato last minute a titolare, il retroscena della rete di Schnellinger. E ce ne sarebbero altre...»
Potrà mai un’altra partita sostituire questo quattro a tre nell’immaginario degli italiani?
«Italia-Germania 4-3 è una partita “generazionale”. Ogni generazione ha la sua partita del secolo, per chi è nato tra gli Anni Sessanta e Settanta è Italia-Brasile del 1982, per chi è nato tra anni Ottanta e Novanta, il Germania-Italia del 2006».
Se doveste immaginare un team o entrambi in grado di disputare una partita immortale come questa, quali sarebbero i protagonisti, tra i calciatori attualmente sul mercato?
«Domanda difficile, soprattutto perché le partite come Italia-Germania Ovest del 1970 oltre che dai protagonisti nascono dalle circostanze. Sicuramente se ci fossero campioni come Mbappé, Cristiano Ronaldo, Messi ci sarebbero più possibilità di rivivere emozioni simili».
Se questa partita è stata la più memorabile, quale viene subito dopo per importanza nell’immaginario italiano?
«Come detto prima dipende dalle generazioni. Forse l'Italia-Brasile del 1982 è quella che rimane a tutti, anche a chi non l'ha vissuta direttamente, nel cuore. Troppi ingredienti: due squadre fortissime, con una Italia nettamente sfavorita, la rinascita di Paolo Rossi, la parata di Zoff all'ultimo».
Avete già qualche idea per un nuovo libro sullo sport?
«“Quattro a Tre” è stato un bel cammino. Per quanto mi riguarda (Roberto) sto lavorando insieme a un collega a un libro, dove non ci sarà né la Germania, né il calcio, ma si parlerà comunque di sport».
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