La mappatura delle piattaforme di crowdfunding italiane mostra una continua crescita del settore. Rispetto all’ultima rilevazione del maggio 2014, aumentano le piattaforme attive (attualmente sono 69, con una crescita del 68%), i progetti ricevuti (+108%), le campagne pubblicate (+67%) e cresce il valore complessivo del totale raccolto: si tratta di 56,7 milioni di euro, con un incremento dell’85%. La crescita non appare più legata, come in passato, all’imitazione di modelli stranieri di successo, ma alla specializzazione settoriale e territoriale. Diminuisce però il tasso di successo che, a livello medio, passa dal 37% del 2014 al 30%. In generale, si può dedurre un incremento dell’attenzione verso al crowdfunding, cui però non corrisponde una maturità progettuale.
Rimane evidente lo squilibrio tra i modelli, con le piattaforme basate sul debito che rappresentano il 40% del totale dei finanziamenti raccolti, a cui si aggiunge un 36% in capo al modello ibrido donazioni+debito. Le piattaforme basate sulle ricompense contribuiscono per il 13% al valore complessivo, quelle ibride ricompense+donazioni per il 6%. Le piattaforme equity e quelle basate sulle donazioni continuano a giocare un ruolo marginale.
In modo analogo, si rileva uno squilibrio tra piattaforme: la maggior parte delle progettualità sono veicolate da poche piattaforme. Il crowdfunding italiano, a differenza di quello di matrice inglese e americana, è prevalentemente a vocazione culturale e sociale. Questo dipende dalle specificità del nostro tessuto socio-economico, ma è sintomo di una debolezza del sistema dell’innovazione imprenditoriale. Relativamente al valore economico, prevalgono le campagne di basso taglio, comprese tra i 1.000 e i 10.000 euro, sia tra i progetti pubblicati (dove rappresentano l’81%) sia tra quelli finanziati (dove rappresentano il 91%).
Il mercato di riferimento delle piattaforme di crowdfunding italiane continua a essere prevalentemente di tipo nazionale (73%) o locale (14%), sono poche le piattaforme che guardano fuori dai confini nazionali (12%). Tra le leve per la crescita del crowdfunding italiano, la cultura (73%) è al primo posto, le norme all’ultimo.
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